Capitolo 04
Liberi tutti

Erano chiusi in sala riunioni da almeno un paio d’ore, a parlare di come adattare un nuovo prodotto creato per il mercato francese a quello della Gran Bretagna: Chiara aveva già sentito la spiegazione delle strategia di marketing per quella linea di abbigliamento almeno una ventina di volte, a dirla tutta era stata lei a suggerire i punti principali della strategia al responsabile del settore.
Per fortuna, da quello che potevano sentire, la spiegazione era arrivata quasi alla fine, stavano elencando i rivenditori autorizzati che avrebbero distribuito la nuova collezione autunno inverno dell’anno successivo ed infatti, come previsto, pochi minuti dopo furono lasciati tutti liberi di tornare ai propri uffici; Chiara si fermò davanti alla macchinetta del caffè inserendo la chiavetta magnetica e selezionando un espresso prima di appoggiarsi all’indietro contro il distributore.
“Pensavo non sarebbe più finita… “ commentò Ben arrivando dal corridoio sulla destra, passandosi una mano tra i capelli con una faccia decisamente annoiata.
“Non me lo dire, avrò sentito mille volte tutta la strategia dalla A alla Z!” commentò lei prendendo il suo bicchierino dopo il bip della macchinetta e lasciando spazio al ragazzo che selezionò un macchiato.
Ben aveva già pensato a come distribuire la nuova linea sul mercato britannico: aveva vissuto a Londra tre anni, aveva fatto un master in marketing e pubblicità , sapeva abbastanza bene cosa poteva volere la clientela inglese e sapeva anche come vendere il prodotto nel migliore dei modi.
I punti della strategia che aerano appena stati presentati agli impiegati dell’azienda, infatti, erano frutto di idee che Chiara gli aveva sottoposto e che lui aveva modificato dandole qualche consiglio e accorgimento: il risultato finale era stato molto apprezzato dai piani alti della dirigenza e approvato a pieni voti dall’amministrazione.
“Hey ” disse Chiara ricordandosi che ancora non aveva avuto modo di parlargli di una cosa “Hai da fare sabato sera?” chiese poi buttando via il cucchiaino di plastica e il ragazzo scosse la testa bevendo un sorso di caffè.
“È il mio compleanno, ho invitato un po’ di gente al Lately per festeggiare, oddio doveva essere poca la gente ma poi tra mio fratello e i suoi amici è venuta su una marea, comunque se non hai impegni e ti va di passare siamo lì, c’è anche parecchia gente dell’ufficio!” spiegò incrociando le braccia al petto dopo aver buttato via il bicchierino del caffè ormai vuoto.
Ci aveva pensato parecchio in quei giorni e le sembrava carino invitare anche la gente dell’ufficio che conosceva meno, appunto per cercare di legare un po’ di più e Ben era uno degli ultimi arrivati, ma avevano lavorato assieme a quel piccolo progetto ed erano andati decisamente d’accordo.
“Vengono anche Ilaria e le ragazze del tuo reparto, tra l’altro…” specificò prima che lui potesse dire qualcosa.
“Grazie! Vengo volentieri, non ho alcun impegno quindi faccio un salto, a che ora?” chiese il ragazzo, l’atmosfera lì al lavoro era davvero buona, i rapporti con i colleghi anche, c’era qualche piccola rivalità, come era giusto che fosse, ma la maggior parte delle persone andavano d’accordo e il fatto che spesso si organizzassero serate in cui tutti uscivano assieme ne era la prova.
Chiara era una persona che gli era sembrata molto spontanea e disponibile fin dall’inizio, già dal primo giorno in cui era arrivato, quando un po’ tutti l’avevano guardato con diffidenza per la giovane età e l’importante incarico ricevuto, lei invece si era comportata molto normalmente, così come le altre ragazze del suo reparto: erano stati soprattutto gli uomini, soprattutto quelli più vecchi di lui a guardarlo, inizialmente, dall’alto verso il basso.
“Io sono lì dalle nove e mezza, ma arrivano tutti sulle dieci! Io vado prima perché vogliono che offra da bere ai camerieri e ai baristi, la mia migliore amica lavora lì un paio di sere a settimana e quindi sono un po’ di casa!” rispose la ragazza divertita. Il Lately era il locale dove lavorava Leila e così, quando avevano dovuto pensare a un posto dove fare la festa di Chiara la scelta era caduta subito lì; conoscevano benissimo il proprietario che avrebbe quindi riservato alla moretta un occhio di riguardo, ed inoltre era un posto che la ragazza adorava essendo molto grande ma mai caotico né pieno di gente.
“Ah, ovviamente se vuoi portare qualcuno fai pure!” disse Chiara ricordandosi che magari Ben poteva anche avere una ragazza.
“Posso far venire mio fratello? Torna domani dal Giappone e non è nei paraggi da anni, magari gli fa bene conoscere qualcuno…” rispose Ben buttando a sua volta il bicchierino del caffè.
Adrian, suo fratello maggiore, aveva trentatré anni e lavorava presso una multinazionale giapponese, tornava di rado a casa e questa volta si sarebbe fermato per almeno un paio di settimane e Ben aveva proprio voglia di passare un po’ di tempo con lui.
“Certo! Nessun problema!” ribatté Chiara cercando di non sorridere troppo, non avrebbe portato una ragazza ma suo fratello, non poteva negare che la cosa le faceva molto, molto piacere.
Si salutarono dopo aver guardato l’ora, entrambi avevano del lavoro da sbrigare prima di pranzo e così Chiara tornò nello studio che condivideva con Giovanna sedendosi alla scrivania e accendendo lo schermo del computer, sotto, nella barra delle applicazioni lampeggiava una finestra di MSN.

Principessa Leila scrive:
Hey!
Heeeeey!
Eccola che fa finta di lavorare…
Fai come me che faccio solo finta di studiare (e non dire che si vede visto che io sono ancora qui all’uni e tu no è_é)
Rispondimiiiii mi sento tanto solaaaaaaaaa

Chia-chia scrive:
Ero in riunione! E tu sei all’uni? Ma vi hanno finalmente messo la connessione?
Principessa Leila scrive:
Certo! Siamo gente ricca noi universitari cosa credi? Mica come voi stipendiati!
Come va?

Chia-chia scrive:
Bene! Annoiata ma… ho una novità…
Principessa Leila scrive:
Spara
Chia-chia scrive:
Ho invitato Ben alla festa di sabato! E viene! E non porta una ragazza ma… suo fratello!!!!!!
Principessa Leila scrive:
Fratello… la cosa si fa interessante…
Senti ma anche a te Jamie sta mandando dei link indecenti con le foto della vacanza in Spagna di due anni fa? Ma quello lavorare mai?

Chia-chia scrive:
L’ho bloccato………..
Principessa Leila scrive:
Hai bloccato Jamie? Insensibile adesso glielo dico!
Chia-chia scrive:
Noooooooooooooooooooo! Ti prego! Poi mi regala una rana viva come quando avevo 13 anni e non volevo dargli una fetta di torta.
Principessa Leila scrive:
Ihihihihi che ridere quella volta…
Comunque… il fatto che Ben venga è una gran cosa e anche il fatto che porti un fratello per la tua povera amica sfigata che non riesce a procacciarsi ragazzi…

Chia-chia scrive:
Fai la brava…..
Principessa Leila scrive:
Tuo fratello è un idiota!
Chia-chia scrive:
Parole Sante!
Principessa Leila scrive:
No, no ma proprio deficiente, mi sta mandando le foto di completini intimi chiedendomi quale mi vedrei su Sara…
Chia-chia scrive:
Lì, devo andare mi chiamano di là
Principessa Leila scrive:
Sèsè tutte scuse, vuoi lasciarmi in balia di Jamie e tuo fratello…
Chia-chia scrive:
Oppure vorrei lasciarti studiare…
Principessa Leila scrive:
Quasi quasi preferisco la prima opzione.
Baci mon amour, a dopo!

Chia-chia scrive:
A dopo!

Ian aveva appena riempito due bicchieri di birra e si stava facendo spazio tra la folla per raggiungere Sara e portarle da bere. E ra più o meno mezzanotte e stavano festeggiando il compleanno di sua sorella: il locale era abbastanza pieno ma per fortuna, Fede, il proprietario, aveva riservato a loro tutta la saletta nel soppalco.
“Tieni!” disse apparendo alle spalle di Sara che lo accolse con un sorriso, ringraziandolo con un bacio veloce prima di prendere il suo bicchiere di birra: aveva ballato fino a poco prima in pista con Leila, Chiara e un paio di colleghi della ragazza. Le due erano instancabili: anche in quel momento si stavano esibendo insieme a Jamie in una complicata coreografia sulle note di ‘Under Pression’ dei Queen; non erano tanto le mosse ad essere complicate, quanto il fatto che i tre avevano alzato un po’ il gomito e che andare a ritmo l’uno con l’altro si stava dimostrando sempre più difficile.
“Tua sorella e Leila mi fanno morire!” commentò Sara appoggiandosi all’indietro contro il suo ragazzo che sorrise divertito guardando il trio che riceveva occhiatacce da tutti mentre occupava più di metà della pista per sé.
“Oh e deve ancora venire il meglio!” commentò lui mentre lei girava la testa guardandolo incuriosita .
Tra meno di un’ora, di sicuro, Leila avrebbe camminato verso la consolle del DJ, avrebbe salito i soliti sei scalini di metallo e gli avrebbe fatto cenno di avvicinarsi per richiedere una canzone: ‘Liberi tutti’ dei Subsonica. Lei e Chiara sarebbero corse in pista e avrebbero cantato a squarciagola fino a perdere la voce, anzi, prima avrebbero trascinato Lee in pista e probabilmente avrebbero cercato di trascinare anche lui  e ci sarebbero riuscite e avrebbero fatto gli idioti come tutte le volte, ormai quasi otto, che erano andati a vedere il gruppo in concerto.
Erano le due esatte quando Chiara finì di scartare l’ultimo regalo: l’autoradio che Ian e Leila le avevano comprato dopo mille vicissitudini. Aveva ricevuto di tutto: una borsa, due maglioncini e un paio di scarpe dal tacco mozzafiato, ma questo era di sicuro il regalo che la elettrizzava di più, in meno di una settimana avrebbe avuto la sua macchina nuova e con questa autoradio avrebbe potuto celebrare a dovere l’addio alla vecchia Ammiraglia che avrebbe portato a rottamare il lunedì successivo.
Dopo aver brindato e mangiato più e più fette di una torta ipercalorica piena di cioccolato, che Chiara aveva scelto dietro saggio consiglio del fratello, arrivò il momento della loro canzone: come previsto da Ian, Leila sgattaiolò verso il DJ chiedendo di suonare la celebre canzone dei Subsonica e così l’intero gruppo degli invitati si riversò in pista.

Mani in alto fuori di qua
Non resteremo più prigionieri
Ma evaderemo come Steve McQueen
O come il grande Clint in fuga da Alcatraz
Senza trattare niente con chi
Ha già fissato il prezzo al mercato
Nei nostri sogni e dentro ai nostri giorni e per la nostra vita

Le parole della prima strofa non erano conosciute da molti, solo dallo zoccolo duro di fan del gruppo che negli ultimi quattro anni li aveva visti in concerto più e più volte: Leila, Lee, Chiara, Mike, Ian, Wendy e Jamie cantavano senza sosta cozzando uno contro l’altro e ridendo senza ritegno: erano decisamente un po’ brilli.

Liberi tutti
Liberi tutti
Liberi, liberi, liberi
Liberi tutti
Liberi tutti
Liberi tutti
Liberi, liberi, liberi
Liberi tutti

Solo quando partirono le elementari parole del ritornello il locale si riempì delle voci di quasi tutti i presenti che saltando a tempo di musica seguivano l’inconfondibile sound e il tono  di Samuel che cantava senza sosta sovrastato solo dalla voce del DJ nel microfono.
Chiara si stava divertendo moltissimo, la serata stava riuscendo davvero nel migliore nei modi e uno stacco simile dalla settimana carica di lavoro era proprio quello che le serviva per distendere i nervi mentre sorseggiava avidamente il suo Cuba Libre, cercando di non spanderlo in giro.

Dai virus della mediocrità
Dai dogmi e dalle televisioni
Dalle bugie, dai debiti, da gerarchie, dagli obblighi e dai pulpiti
Squagliamocela
Nei vuoti d'aria della realtà
Tracciamo traiettorie migliori
Lasciando le galere senza più passare dalla cassa

Rimase stupita, anzi, piacevolmente sorpresa, quando si girò trovandosi davanti Ben che, come lei, cantava tutte le parole della canzone senza sbagliare una sola sillaba. L ei sorrise e lui ricambio avvicinandosi e mettendole una mano sul fianco per poterle parlare all’orecchio sovrastando la musica.
“Credevi di essere l’unica?” scherzò inclinando poi la testa per guardala negli occhi.
“Non sembravi il tipo!” lo prese in giro lei riavvicinandosi per riuscire a farsi sentire.
“Neanche tu in ufficio sembri un tipo da tutto questo…” commentò lasciando vagare lo sguardo tra la gente che li circondava. Aveva inquadrato male Chiara, era di certo la persona dolce e divertente che sembrava, ma vederla quella sera a fare pazzie con quella sua amica bionda, a prendersi in giro con gli amici e a battibeccare con il fratello maggiore era stata davvero una sorpresa e ancora di più lo era stato vederla lanciarsi in pista a cantare a squarciagola una delle sue canzoni preferite.
“Mi sa che ti stai giocando l’amica…” riprese indicando con la mano destra Leila che stava parlando con suo fratello maggiore ed insieme stavano uscendo verso la terrazza del locale.
Chiara buttò gli occhi al cielo: sì, Adrian si era dimostrato un ottimo acquisto, tanto quanto Ben, ma non poteva crederci che Leila ci stesse davvero provando, o forse era il contrario, visto che lui si era dimostrato molto interessato alla bionda fin dall’inizio.

Faceva freddo, era marzo dopotutto, ma Leila aveva sentito il bisogno di una boccata d’aria a cui, senza essere invitato, si era unito anche Adrian; non che le stesse antipatico, anzi aveva riso tantissimo quella sera, ma non voleva dare un’impressione sbagliata, era lì per divertirsi non per finire a letto con lui, se era questo che pensava, perché lei non era decisamente quel tipo di ragazza.
Si sedettero sulle sedie vicino alla balaustra e Adrian si accese una sigaretta in silenzio mentre lei portava su i piedi appoggiandoli al bordo del tavolino lì accanto; il ragazzo le offrì con un gesto della mano il pacchetto ma Leila scosse la testa sorridendo.
“Ho smesso!” spiegò bevendo un sorso della birra che si era portata fuori.
“Hai da fare domani?” chiese lui inclinando la testa all’indietro ed espirando il fumo che si perse in una nuvola densa a causa del freddo, abbassando poi di nuovo il mento per guardarla.
“Dipende…” sorrise lei con la bottiglietta appoggiata alle labbra e lo sguardo furbo.
“Hai detto che ti piace il calcio, domani giocano qui in casa, potrei rubare a mio fratello l’abbonamento e andiamo a vedere la partita insieme…” propose mentre lei lo guardava divertita.
Sospirò muovendo la testa fermandosi un attimo a riflettere, c’erano molti pro e molti contro in quella situazione
Pro: l’aveva invitata a vedere una partita di calcio, le aveva proposto qualcosa per il giorno successivo, quindi non stava semplicemente cercando di portarsela a letto quella sera e poi sparire…
I contro erano… beh, in primis che tra due settimane sarebbe tornato in Giappone e chi l’avrebbe più rivisito? Inoltre era il fratello di Ben, il Ben che piaceva a Chia quindi invischiarsi con lui poteva essere pericoloso per la sua amica.
Bel dilemma.
“Hey!” neanche le avesse letto nel pensiero la voce della sua amica risuonò dietro di loro mentre usciva, proprio con Ben, stretta nel suo cappottino viola.
“Festeggiata, amore mio!” esclamò Leila allargando le braccia mentre Chiara si sedeva sopra di lei ridendo.
“Pensavamo di andare allo stadio domani, perché non vi unite?” intervenne Adrian così dal nulla mentre Leila lo fissava con un sorriso ironico.
“Io non avevo ancora risposto, a dire il vero…” puntualizzò con un pizzico di arroganza, era una mossa molto scaltra quella di buttare lì la cosa come assodata e vedere cosa avrebbero fatto gli altri due.
“E dai, non puoi dire di no al calcio, no?” scherzò lui buttando a terra una sigaretta e spegnendola con il piede.
“Volentieri, ti piace il calcio?” si intromise Ben guardando Chiara.
Leila conosceva la risposta che stava per arrivare, una di quelle colossali bugie che si sparano sempre in simili occasioni, Chiara stava per affermare che il calcio le piaceva da morire, quando invece non lo sopportava; lei era una fan del basket, lei adorava il basket non se ne perdeva una partita, pallacanestro e MotoGP erano la sua passione sportiva numero uno, mentre si annoiava da morire a vedere partite di calcio.
Le sopportava quando Leila, suo fratello o qualcun altro gliele facevano vedere, ma spesso si faceva gli affari suoi leggendo qualcosa se erano a casa o concentrandosi in qualche conversazione magari con Wendy, la moglie di Mike, se invece erano in qualche locale, ma in quel momento stava per mentire.
“Sì!” rispose la moretta con un sorriso mentre Leila le dava apposta un pizzicotto sul fianco ridacchiando “Non è il mio sport preferito…” continuò la ragazza guardando storto l’amica “Ma mi piace!” concluse.
“Beh allora domani alle due tutti allo stadio!” decise Adrian con il tono di chi non ammetteva repliche e un sorriso soddisfatto stampato in volto.

Leila saltò a piè pari gli ultimi tre scalini atterrando sul porfido lucido della piazzetta dell’università con un sorriso enorme stampato in faccia: aveva passato un esame e l’aveva anche passato molto bene. O rmai ne rimanevano solo 5 all’appello ancora da dare.
Buttò in alto le braccia e indietro la testa, l’amica con cui aveva appena affrontato la prova era già andata a casa, ma lei era troppo euforica per fare lo stesso e così, dopo aver appoggiato a terra la borsa con i libri, salì in piedi su una delle panchine rivolta verso una ben conosciuta finestra.
“Jamieeeee” esclamò ad alta voce senza preoccuparsi di disturbare qualcuno, erano le sei passate e ormai la facoltà era quasi deserta “Jaaaaam!” ripeté la ragazza finché non vide una figura apparire dietro il vetro e aprire le imposte.
“Donna, allora?” la voce dell’amico risuonò per la piazzetta mentre appoggiava i gomiti sul balcone sporgendosi in avanti.
“Passato!” esclamò la ragazza alzando in aria il braccio in segno di vittoria mentre l’amico si proferiva in un vero e proprio urlo di approvazione con tanto di battito di mani, attirando l’attenzione di una coppia di signori che passava di lì.
“Scendo e festeggiamo! Devono esserci anche tuo fratello e Ian al bar, aspettami che li raggiungiamo!” rispose puntando il dito indice verso di lei e richiudendo subito dopo la finestra per prendere in cappotto e scendere da Leila.
La ragazza intanto era ancora lì in piedi sulla panchina con il viso rivolto in su, verso il cielo ormai quasi completamente scuro. E ra una soddisfazione ogni volta: aveva studiato parecchio, era un corso che le era anche piaciuto e aveva saputo quasi tutto, a parte il Mercato di Voto che obiettivamente aveva saltato senza pensarci due volte e non aveva idea di cosa fosse, ma poco importava, si era portata a casa un ventotto e più di quello non le importava.
“Grande Lalla!” la voce di Jamie risuonò alla sua sinistra mentre lei iniziò a saltellare, sempre in piedi sulla panchina e lui si metteva a ridere, avvicinandosi e prendendola di peso in braccio “Sei una spina nel fianco prima degli esami, ma se poi vanno tutti così va a finire che potrei anche sopportarti!” scherzò rimettendola a terra e prendendo la sua borsa dei libri da bravo gentiluomo.
Jamie era un personaggio che dava poca importanza a quei gesti, ma con il tempo Leila gli aveva fatto notare quanto alle ragazze certe cose potessero fare piacere e, rimprovero dopo rimprovero, l’aveva ammaestrato per bene; era strano come Jamie tenesse così in considerazione quello che gli diceva Leila; di solito non prendeva sul serio nessuno e faceva sempre di testa sua, certo, il più delle volte faceva così anche con la ragazza, ma in alcune rare occasioni sembrava che lei fosse forse l’unica in grado di farlo ragionare.
“Hai presente quella cosa che mi hai detto ‘Ma lasciala perdere ha un nome così stupido che non te la chiederà mai?’…” disse Leila guardandolo divertita mentre lui roteava la testa buttando gli occhi al cielo.
“Lalla ma certo che sei sfigata!” rise scompigliandole i capelli con una mano mentre entravano nel bar vicino alla facoltà; dentro, seduti a un tavolino, c’erano Ian, Lee, Sara e Madeline, un’amica della ragazza di Ian.
“E arriva tra di voi la vincitrice di un meraviglioso ventotto!” esclamò Leila ad alta voce alzando le braccia, senza preoccuparsi degli altri clienti.
“Complimenti Lia!” la prima a parlare fu Antonella, la proprietaria del bar che era, per Leila e per tutti i ragazzi dell’università, come una seconda casa.
“Grazie Anto! Fai un giro di aperitivo per tutti, offre la sottoscritta!” rispose la bionda sedendosi mentre tutti si complimentavano e lei si vantava beatamente del voto ottenuto.
“Quindi lui non è male?” si informò Sara che doveva ancora dare quell’esame e aveva in progetto di provarlo a giugno.
“Assolutamente, ti giuro! Io avevo seguito il corso ma davvero è un grande!” rispose la ragazza mentre Antonella portava al tavolo da bere per tutti.
Brindarono rimanendo lì a parlare del più e del meno per quasi un’ora, finché Sara e Madeline salutarono il gruppo dicendo che dovevano andare alla lezione di spinning.
“Beh sono quasi le otto, non è che ci volete a cena a casa vostra?” chiese Ian ridendo rivolto verso i due fratelli Maze.
“NO!” risposero entrambi ridendo all’unisono, sapendo che quella sillaba sarebbe di sicuro stata interpretata come un sì da entrambi i loro amici per i quali ogni scusa era buona per scroccare un pranzo o una cena.
“Cucino io! Promesso!” intervenne Jamie risoluto, in effetti ai fornelli non se la cavava per niente male, avendo vissuto da solo da quando aveva diciotto anni aveva imparato a cavarsela in ogni situazione, a cucinare qualunque genere di piatto e sempre con risultati più che soddisfacenti.
“Allora va bene! Perché io ho solo voglia di una doccia e di buttarmi in divano, niente di più!” commentò Leila alzandosi per andare a pagare, come tradizione chi passava un esame offriva da bere.
“Non dovrai muovere un dito Lì, promesso!” scherzò Ian mentre uscivano dal bar e Lee si metteva accanto alla ragazza passandole un braccio attorno alle spalle.
“Grande, sorellina!” sorrise dandole un bacio sulla testa.
Lee era molto protettivo nei suoi confronti, sapeva quanto era difficile per lei andare avanti in quell’università, che non era per nulla la sua strada e, proprio per questo, si sentiva molto coinvolto negli ultimi esami che le mancavano per finire.
“Ce la stiamo facendo, eh? Prima o poi arrivo al traguardo!” scherzò la bionda passando le braccia attorno alla vita del fratello lasciandosi coccolare.
“Non ne ho dubbi! Neanche uno!” rise lui mentre si incamminavano tutti e quattro verso casa.

Se ne stava beatamente nella vasca da bagno, sommersa dall’acqua calda e dalla schiuma morbida e leggera; dopo una giornata passata a studiare le sembrava un vero e proprio paradiso. A vevano cenato e ora i ragazzi stavano guardando la televisione di là mentre lei si rilassava con lo stereo che in quel momento suonava ‘Over my head’ dei The Fray.
Batteva il tempo con il piede che fuoriusciva dall’acqua mentre appoggiava la testa all’indietro chiudendo gli occhi. S i meritava di non fare assolutamente niente e non avrebbe esitato a fare così.
Il silenzio venne interrotto dal rumore sordo della vibrazione del suo cellulare, allungò la mano verso lo sgabello, dopo averla asciugata velocemente e guardò il nome sul display: Adrian.
Erano andati allo stadio insieme un paio di giorni prima, anche con Chiara e Ben e non poteva negare di essersi divertita: Adrian era un tipo molto diverso dallo standard che frequentava di solito, più maturo forse, quasi professionale, ma sempre con un grande senso dell’umorismo, la battuta pronta e una parlantina travolgente.
Ci stava provando con lei e su questo c’erano ben pochi dubbi, ma lei si era quasi decisa a non cedere, era lì per poco più di un paio di settimane, il resto della sua vita la passava in Giappone, un paese non proprio comodo da raggiungere la sera per bere una birra in compagnia e l’ultimo cosa di cui Leila aveva bisogno era finire a letto con un mezzo sconosciuto. N on era il suo stile, a lei piaceva conoscere le persone prima di buttarcisi insieme tra le lenzuola e in quindi giorni scarsi difficilmente avrebbe potuto conoscerlo abbastanza.
Si era auto convinta di ciò: per quanto Adrian fosse una persona interessante e un uomo decisamente bello non avrebbe ceduto, anche perché Chiara era molto, molto interessata a Ben.
“Pronto?” rispose la ragazza abbassando il volume della radio con il telecomando che teneva a portata di mano.
“Ciao!” la voce calda dell’uomo risuonò dall’altra parte, in sottofondo c’era un vociare confuso misto a qualche risata.
“Hey, ciao! Come va?” chiese lei ributtando la testa all’indietro.
“Bene, tu?” ribatté lui subito dopo.
“Alla grande, l’esame è andato quindi alla grande!” rise soddisfatta senza nascondere la felicità.
“Bisogna festeggiare allora!” esclamò Adrian “Posso passarti a prendere per bere qualcosa?” continuò abbassando leggermente la voce.
Leila aprì gli occhi guardando l’orologio, erano le dieci e mezza passate e la sola di idea di uscire da quella vasca, vestirsi e truccarsi le dava la nausea, povero Adrian, non che lui fosse una compagnia così terribile, ma era stanca e lo spostamento più lungo che aveva in mente di fare era fino al divano su cui si sarebbe buttata a guardare la televisione con gli altri tre.
“Ti ringrazio ma sono un po’ distrutta stasera, progetto una lunga nottata di sonno e poco più!” sorrise lei sentendosi quasi un po’ in colpa, anche se senza motivo.
“Domani non mi sfuggi, è venerdì sera e ti prenoto senza se e senza ma!” ribatté lui con un carisma a cui era davvero difficile controbattere, soprattutto se in quel momento si stava pensando, come stava facendo Leila, che Adrian non era niente male.
“Permesso accordato!” rise andando contro a tutti i buoni propositi che aveva fatto meno di cinque minuti prima. Rimasero al telefono ancora qualche istante prima di salutarsi e Leila si alzò asciugandosi e infilandosi la tuta da casa marchiata Harvard che suo fratello le aveva portato quando era stato in America; dopo essersi raccolta i capelli in una coda spettinata se ne andò in soggiorno dove Lee e gli altri avevano monopolizzato la televisione.
“Cosa si guarda?” chiese andando in cucina e prendendo una scatola di biscotti al cioccolato prima di sedersi sulla poltrona a destra della televisione vicino a suo fratello.
Sullo schermo stavano passando i titoli di testa di un film: Sunshine. Lee aveva comprato il DVD dopo che Leila gli aveva detto che meritava, avendolo visto al cinema; Danny Boyle era uno dei registi preferiti della ragazza e quel film l’aveva proprio colpita, sia per gli attori, che per la trama, che per l’ambientazione.
“Sono l’unica ad averlo già visto?” chiese e gli altri tre annuirono mentre Jamie allungava la mano per spegnere la luce e Leila si sistemava comodamente addosso a Lee usandolo come cuscino.
“Mia sorella ha chiesto se domani sera lavori…” disse Ian mentre ancora il film doveva iniziare.
“No” rispose lei semplicemente.
“Esci con noi? Volevamo provare un nuovo locale…” iniziò a dire Lee ma lei lo interruppe.
“…ho un impegno…” commentò semplicemente mentre Ian e Jamie, da brav i idioti quali erano, iniziavano a fischiare per prenderla in giro.
“Con chi esci?” si informò invece il biondo senza staccare gli occhi dal film.
“Adrian… il fratello del collega di Chia…” disse lei a bassa voce, non le piaceva come risposta, sapeva che non sarebbe piaciuta tanto nemmeno a Lee.
“Il giapponese?” intervenne Jamie.
“Vive in Giappone, pirla, non è giapponese!” rise lei zittendosi poi quando uno dei protagonisti del film iniziava a parlare.
Nessuno proseguì più il discorso, sapeva che probabilmente Lee l’avrebbe ripreso il giorno dopo: era molto protettivo su queste cose dopo le ultime disastrose esperienze della ragazza e ci teneva a sapere con chi usciva e che tipi erano quelli che la portavano fuori. Leila non aveva troppi problemi a raccontargli tutto per filo e per segno, non ne aveva mai avuti e non se ne sarebbe fatti neanche in questo caso.

 

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