Archive for the ‘Seriamente parlando’ Category
Io sinceramente mi ritengo una gran rompipalle, una che se può si lamenta, una che diciamo un po’ i maroni li rompe. Però a volte mi rendo conto che non sono assolutamente così. Io sono ben conscia di quello che ho e scusate se lo dico non mi lamento sempre di cose INUTILI. E’ un discorso generale scaturito forse da quanto ha detto un amico sabato sera, dal fatto che si lamentava perchè sua madre rompeva perchè non voleva andare in vacanza o perchè era morta una piantina in giardino.
Ma porca puttana, ma pensare alle cose importanti davvero fa schifo?
Cioè io rimango allibita ogni tanto a sentire i problemi che si fa la gente, siamo tutti più o meno fortunati, che dovremmo solo ringraziare di quello che abbiamo e invece se chiedi come va non riescono mai a risponderti “Bene!”. Prima dici bene e poi se vuoi puntualizzi, ma le cose non possono sempre andarti male se magari hai una bella famiglia, gli amici, un lavoro.
Insomma ma non si può rendersi semplicemente conto che si è persone fortunate e sorridere un po’ per questo, visto che le cose che contano dopotutto ci vanno bene?
This ride that takes me through life
Leads me into darkness but emerges into light
No one can ever slow me down
I’ll stay unbound
Doc, I’m dying, I’m feeling compromised (feeling compromised)
and so dehumanized (and so dehumanized)
I lost my final fight to disease, I feel that this is where it ends
I need that shot to enter my vein
My Brompton Cocktail blend
Di solito questo non è un blog serio, anzi, di solito è un blog senza grandi contenuti, il punto è che da mesi, anzi anni, ho in mente questo post e oggi leggendo il giornale ho deciso che era arrivato il momento di scriverlo; non lo leggerà nessuno ma devo scriverlo per me stessa.
L’argomento forse si capisce, soprattutto se conoscete la canzone che sto citando, Brompton Cocktail degli Avenged Sevenfold, l’argomento è la morte, direi, ma non la morte in quanto tale, ma forse piuttosto la dignità di morire.
Mi spiego non è un post semplice da scrivere nemmeno per me ma è da stamattina, da quando ho letto il giornale, quell’articolo sulle critiche alla teoria della morte cerebrale come momento di morte di una persona che ci rifletto su. Premetto io sono favorevole all’eutanasia e anche al fatto che se uno è tenuto in vita da delle macchine, se uno sta in coma da dieci anni per me ha il diritto di essere lasciato andare, soprattutto se magari l’ha espressamente chiesto o se ha stabilito da qualche parte che non voleva restare un vegetale per anni.
Lo so ho il tono polemico ma questo argomento per me conta, conta eccome, non è semplice etica, per me è vita: parlo in prima persona, parlo da persona che ha vissuto una esperienza simile. Se posso aiutare una persona a morire con dignità, a non farlo soffrire come un cane perchè non dovrei farlo?
Sarà che non sono religiosa quindi io quello che dicono i cattolici proprio non lo capisco, la vita è sacra fin qui non ci piove ma forse il concetto di vita andrebbe un pochino rivisto, non sono certa di essere inclina a considerare vita quella di una persona in coma senza neanche le capacità basilari di respirazione, nè tantomeno quella di qualcuno che sta morendo nel peggiore dei mali.
Se tanto la morte è quello che aspetta quelle persone almeno facciamo che arrivi presto, nel modo più indolore possibile perchè è l’ultima cosa che possiamo regalare a chi amiamo prima di lasciarli andare.
I’m not running away, been fighting this so long (so long)
Such a price that we pay, we gotta be so strong
And I take my life tonight ’cause I have the right to die how I wanna
and leave how I arrived, so alive
Questa canzone che sto citando a pezzi per me è straordinaria, avere il diritto di morire come si vuole, non fraintendetemi non è che sostengo la cosa a prescindere, certo se uno vuole ammazzarsi per quanto mi riguarda lui ha tutto il diritto di farlo anche se sinceramente io sposto l’attenzione sulle persone che gli vogliono bene e che per quello probabilmente soffriranno. Ma non è questo il punto, non è questo di cui volevo parlare. Oggi la regione Lombardia, se non erro, ha rigettato nuovamente la richiesta di un padre di staccare la spina alla figlia in coma da 16 anni dopo che la Corte d’Appello aveva dato il via libera; perchè non ci sono strutture in grado di ospitarla nè personale medico in grado di compiere quella operazione senza incorrere nell’interruzione delle cure e commettere quindi un reato.
E qui sempre si ritorna al caso Welby e non solo, a tutti quegli altri casi che nel resto del mondo non sono casi ma da noi sì: un uomo lucido e cosciente sa che sta per morire e chiede di potersene andare con dignità, chi è la legge o la Chiesa per dirgli che non può? Chi sono io per dirgli che no deve starsene a letto magari per anni a soffrire come un cane attaccato a un respiratore mangiando da un cazzo di sondino?
Non so dicono che staccare la spina non sia umano, beh io trovo disumano obbligare qualcuno a essere qualcosa che non è più un uomo ma un vago ricordo di quello che un uomo dovrebbe essere.
Negli ospedali italiani non si può imbottire un malato terminale di morfina perchè se ne vada in pace senza rendersene conto, per fortuna ci sono persone, medici e infermieri che hanno pietà di chi sta morendo e che lo fanno comunque, non solo per chi se ne sta andando ma anche per le famiglie che stanno attorno a queste persone e che hanno come magra consolazione quella di sapere che si è addormentato e semplicemente non si è mai svegliato.
I discorsi di etica e religione sono tanto belli, invidio chi ha la fede, lo invidio profondamente, io non credo di averla io forse l’ho persa per strada, credo che io e Dio abbiamo uno strano rapporto, io gli devo delle scuse, tante, e lui mi deve delle spiegazioni, altrettante, ma io non credo che gli chiederò scusa finchè non avrò quelle spiegazioni, e lui non me le darà finchè non gli chiederò scusa.
Quindi direi che non stiamo andando da nessuna parte.
Questo post è venuto lungo e non ho nemmeno detto tutto quello che volevo dire, ma immagino che il succo del discorso sia emerso anche troppo, ho deciso di parlare oggi dopo anni forse perchè avevo voglia di scrivere, forse per l’articolo uscito oggi sull’Osservatore Romano che ancora una volta mette in discussione la morte cerebrale come morte dell’uomo, forse… boh… forse perchè ogni tanto le cose devono anche uscire dalla mia testa e non possono restare tutte dentro.
Io non vorrei mai restare attaccata a una macchina, io voglio donare i miei organi, e farò il testamento biologico, io se potessi chiederei di morire con dignità.
Non sarà un bel discorso, ma questo è quanto.
I’m tired, induced euphoria (induced euphoria)
to help me move along (help me move along)
I wanna meet my maker in peace, i want to feel alive again
So put that smile back on my face and mix it strong my friend
Alla fine sono sempre io a chiedere scusa anche nelle cazzate, e dico sempre, ma proprio sempre, con chiunque, perchè preferisco fare così per calmare le acque, anche quando credo in realtà di non avere nulla di cui dovermi scusare, anche per le stronzate.
Sono una persona veramente debole. Almeno me ne rendo conto.
Lo diceva anche Sir Elton John, no? Sorry Seems To Be The Hardest Word, beh per gli altri deve essere così, per me non è poi così tanto difficile a quanto pare.
What have I got to do to be heard
What do I do when lightning strikes me
What have I got to do
What have I got to do
When sorry seems to be the hardest word
Ieri ho passato un altro esame. Ne mancano solo 4.
Solo quattro e sarò fuori da questa inutile e orribile università.
Solo quattro e potrò finalmente iniziare a essere terrorizzata del resto della mia vita.
Ma ogni cosa a suo tempo.
Per ora: -4
Sono in pausa studio, domani esame: mondo cane! A parte questo è da oggi a pranzo che ho questo sproloquio in mente e lo voglio mettere nero su bianco. Sproloquio riguardante la mia famiglia. Magari non importa niente a nessuno ma mia madre ha tre fratelli che per vicissitudini varie ed eventuali sono in continui litigi; non tutti a dire il vero, tutti contro uno. Comunque, non ho voglia di spiegare tutta la situazione perchè sarebbe lunga, ma quando mia nonna tira fuori tutta sta storia neanche fosse un caso di stato a me girano i maroni. Sono tutte puttanate! Gli zii che ce l’hanno l’uno con l’altro, ma porca vacca, per delle cazzate del genere? Hanno delle famiglie senza un problema, stanno tutti bene di salute, economicamente, sono felici e via dicendo e ancora devono mettersi a fare i bambini dell’asilo litigando tra di loro? Ma che vadano al diavolo! Che poi tutti si sfogano con mia madre piangendo il morto, soprattutto mia nonna, ma io vorrei dire se proprio dobbiamo guardare il pelo nell’uovo quella con più casini è mia madre: manda avanti una cazzo di famiglia da sola, con il suo lavoro, ha visto morire suo marito a 50 anni mentre tutti gli altri fratelli hanno la loro bella famigliola e, se posso permettermi, non hanno un fischio di problemi finanziari, anzi, in più sono tutti, ok? Non gli manca nessuno hanno madri, padri e figli quindi che vadano a farsi benedire e inizino a pensare alle cazzo di cose importanti della vita.
E magari sto esagerando, e magari traviso le cose, ma mia madre ha già i suoi problemi a cui pensare: che gli altri si tengano i loro!
Probabilmente posso essere definita una sognatrice.
Anzi posso essere definita una boccalona, una di quelli che sente delle belle parole e se la beve credendo che sia ancora possibile cambiare il mondo.
Non ho mai parlato di politica su questo blog, forse perchè in politica io ho le idee troppo confuse, non guardo ai partiti, guardo alle idee e questo è un gran problema se avete una mentalità di destra con idee etico-morali di sinistra, credetemi è un bel problema quando si è dentro un seggio elettorale e non si sa a che santo votarsi.
Ma comunque non è di politica italiana che voglio parlare, o forse sì visto che ho appena sentito il buon Walter Veltroni pronunciare un discorso che ricalcava, con ben poca convinzione, l’ormai celebre Yes We Can di Barack Obama.
Già ed è questa la differenza che il politico d’oltreoceano forse per incantare le folle, forse no ha pronunciato quel discorso con foga e convinzione, secondo me credendoci davvero, perchè per come la vedo io gli Americani nei loro ideali ci credono, e invece il nostro politico del bel paese la convinzione l’aveva lasciata dell’altro vestito, probabilmente.
Non vuol essere una critica solo a lui, ci mancherebbe, se avessi tempo e voglia potrei criticare dal primo all’ultimo tutti gli appartenenti a quella classe politica italiana che il New York Post, o forse il New York Times, ha classificato come credo la peggiore del mondo.
Ma non sto scrivendo questo post per questo, lo sto scrivendo perchè avevo voglia di farlo, già, avevo voglia di parlare di qualcosa e ultimamente in Italia o parli di politica o parli di politica tra il nostro sputtanamento del Governo e le elezioni Americane…
Non sono qui per fare grandi riflessioni, non credo di essere in grado di farle, scadrei nel banale, credo, dicendo quanto trovo patetica la nostra classe politica e quanto, troppo spesso, io mi vergogni di essere italiana, sono qui perchè ho riletto il discorso di Obama, sì quello su cui hanno anche fatto una canzone, e, credulona come sono, mi piacerebbe davvero tanto vedere qui in Italia un politico pronunciare un discorso così, ma soprattutto mi piacerebbe vedere un politico qui in Italia capace di dire queste cose credendoci davvero.
Aspetta e spera, direi.
It was a creed written into the founding documents that declared the destiny of a nation.
Yes we can.
It was whispered by slaves and abolitionists as they blazed a trail toward freedom.
Yes we can.
It was sung by immigrants as they struck out from distant shores and pioneers who pushed westward against an unforgiving wilderness.
Yes we can.
It was the call of workers who organized; women who reached for the ballots; a President who chose the moon as our new frontier; and a King who took us to the mountaintop and pointed the way to the Promised Land.
Yes we can to justice and equality.
Yes we can to opportunity and prosperity.
Yes we can heal this nation.
Yes we can repair this world.
Yes we can.
We know the battle ahead will be long, but always remember that no matter what obstacles stand in our way, nothing can stand in the way of the power of millions of voices calling for change.
We have been told we cannot do this by a chorus of cynics…they will only grow louder and more dissonant ……….. We’ve been asked to pause for a reality check. We’ve been warned against offering the people of this nation false hope.
But in the unlikely story that is America, there has never been anything false about hope.
Now the hopes of the little girl who goes to a crumbling school in Dillon are the same as the dreams of the boy who learns on the streets of LA; we will remember that there is something happening in America; that we are not as divided as our politics suggests; that we are one people; we are one nation; and together, we will begin the next great chapter in the American story with three words that will ring from coast to coast; from sea to shining sea.
Yes. We. Can.
Scritto il 24 agosto
Piove.
Fa freddo.
C’è lo stesso tempo di due anni fa, esattamente due anni fa.
Non so perché sto scrivendo questo, forse solo perché non ho voglia di studiare, forse perché dalla finestra della mia camera al mare sto vedendo lo stesso identico panorama di due anni fa.
Questo periodo dell’anno sta diventando rapidamente il peggiore, come lo è stato l’anno scorso, quello in cui si accumulano i ricordi, in cui riaffiorano troppo forti le emozioni che ho provato.
Penso che il mio stato d’animo non sarà mai lo stesso, penso che la voglia di festeggiare il mio compleanno non tornerà molto presto, ci vorranno ancora molti anni prima che io riesca a scindere il mio compleanno, il 26 agosto, dalle 4 del mattino del 27 agosto, solo poche ore dopo, quando mio padre è morto.
In un certo egoistico senso odio la vicinanza dei due giorni, non che se la sua morte fosse stata in un diverso periodo dell’anno le cose sarebbero state tanto migliori, ma penso che comunque in un certo senso sarebbe stato meglio.
Non do a una ricorrenza come il mio compleanno tutta questa importanza, è fondamentalmente un giorno come un altro, o almeno lo era fino a due anni fa, mentre adesso coincide con l’ultimo giorno di vita di mio padre, e mi risulta quindi abbastanza difficile essere felice e magari pensare “Hey è il mio giorno” e quasi mi trovo a pensare che preferirei che la gente se ne dimenticasse e non mi ricordasse che siamo il 26 agosto.
Probabilmente è una cosa stupida, o forse non lo è.
Sto sorridendo mentre penso ai ricordi di quell’ultima estate qui al mare, stavo per scrivere che per la prima volta non mi viene da piangere ma non è così, ho già gli occhi lucidi, quindi far finta di fare la persona forte probabilmente non serve a niente, anche se a dire il vero adesso, a due anni di distanza, mi sento un po’ più forte di quello che ero, o forse è solo un’impressione di cui cerco di convincermi.
Alla fine sono sempre la stessa, forse solo un po’ più disincantata ma di certo non più con i piedi per terra di quanto non lo fossi due anni fa, sono sempre io con i miei grilli e le mie insicurezze, con i pianti isterici e gli sbalzi di umore senza motivo, ma in questo momento, in questo preciso momento che non so quanto durerà, forse giusto una manciata di secondi, mi sento stranamente in pace.
Penso sia la prima volta che pensando a tutto questo non mi avvolgo nel mio vittimismo ma penso solo che quel che è stato è stato e che non posso pensare di dimenticarlo ma devo solo trovare un posto dove far riposare i ricordi, un posto nascosto, perché non riaffiorino quando non voglio, ma abbasanza facile da trovare quando ho voglia di rivivere una scena o un sorriso.
Penso di essere in grado di farlo, forse domani scriverò e sentirò l’esatto contrario, è risaputo che la coerenza non è una delle mie qualità più sviluppate, ma al momento penso che per la prima volta riesco a sorridere parlando di queste cose, ed è strano perché solo ieri sera pensandoci la mia reazione era stata totalmente diversa, ma come ho detto la mia mente viaggia molto più velocemente di me, ed ora è arrivata a un punto che devo ancora capire o comprendere e quando ci riuscirò forse il momento sarà già passato.
Ma al momento, forse, va bene così.